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Federico Carosi

Allenarsi in gravidanza



Parliamo di un argomento ancora oggi considerato tabù: l’allenamento delle donne in gravidanza.


La gravidanza è considerata, soprattutto dagli uomini, una situazione in cui la salute della donna è a rischio, per cui è impensabile l’ipotesi di sottoporla ad uno sforzo inutile e dannoso.

In realtà le donne, che sono molto più forti e pratiche di noi, si sottopongono in gravidanza a sforzi impensabili (per noi uomini), continuando a lavorare fino al settimo mese, caricandosi quotidianamente le borse della spesa e sottoponendosi a quant'altro nel quotidiano noi uomini non consideriamo dannoso per loro (ma per noi si :-)).

Ora, premesso che la gravidanza non è una patologia, ma un normale stato in cui possono trovarsi le donne nella loro vita, il punto è semplicemente caratterizzare lo stato in funzione delle sue peculiarità e del suo decorso ed individuare il corretto percorso per permettere l’allenamento nei tempi e nei modi corretti (e fino al momento in cui ciò sia ammissibile).

Del resto già da tempo la gravidanza caratterizza un sottoinsieme delle cosiddette “special populations”, cioè tipologie di individui con caratteristiche particolari a causa dell’età o dello stato di salute, per le quali sono stati approntati specifici protocolli (e percorsi di studio) al fine di garantire loro la possibilità di fare sport in sicurezza. Se oggi è assodato che con i protocolli opportuni anche le persone con problemi cardiaci possono (anzi devono) fare esercizio, perché lasciare le donne in gravidanza sotto una campana di vetro (peraltro, come abbiamo detto, solamente apparente)?

Ora, cerchiamo di fissare tre punti fondamentali:

  • la gravidanza non è necessariamente una condizione di rischio, ma è certamente una situazione di attenzione, che può diventare di rischio se non sono rispettate le dovute attenzioni tenuti sotto controllo gli indicatori dello stato di salute;

  • allenare una donna in gravidanza necessita l’acquisizione di specifiche competenze, senza le quali non è possibile garantire le condizioni di sicurezza di cui al punto precedente;

  • l’allenatore non è un medico, ed è da quest’ultimo che devono venire indicazioni sullo stato di salute della madre, possibilmente grazie ad un periodico scambio di informazioni tra i due professionisti.

Quindi, allenamento sì, ma con attenzione e sotto la supervisione di un istruttore competente in materia!

Ma allenarsi in gravidanza è utile?

Bella domanda, del resto perché faticare più del dovuto se poi non serve a niente..

I vantaggi per la madre sono molteplici:

· migliore gestione del peso

· incidenza ridotta di diabete gestazionale

· minore incidenza di pre-eclampsia

· migliore percezione del corpo

· migliore benessere psicologico

· riduzione del dolore lombare

Inoltre continuare ad allenarsi durante la gravidanza facilita il “ritorno alla normalità” (scusate l’uso della parola normale in questo caso, ma sono un maschio : -) ), che generalmente nove mesi di inattività rendono molto difficile.

L’altra inevitabile domanda è se ci sono potenziali rischi per il feto…

Anche nel recente passato lo sport in gravidanza era sconsigliato, in quanto si riteneva avere effetti dannosi sul feto. In realtà non solo tali convinzioni sono state fortemente ridimensionate, ma addirittura diversi studi affermano che l’attività fisica possa avere un effetto positivo sul feto, oltre ad avere effetti benefici sul parto (in termini di minore durata e di minore incidenza di parto chirurgico).

Sempre beninteso che si rispettino le linee guida di sicurezza che prevedono, ad esempio, evitare eccessi di innalzamento della temperatura corporea interna (tramite il controllo della frequenza cardiaca e il controllo della temperatura e dell’umidità del luogo in cui ci si allena). Sia ben chiaro, allenarsi in gravidanza è possibile, e consigliato, ma sempre mantenendo sotto controllo lo stato della madre, e con la finalità di mantenere uno stato di forma, non di migliorarlo. E’ fondamentale un continuo monitoraggio dei parametri biologici madre (ad esempio la frequenza cardiaca), così come le sue sensazioni e lo stato emozionale (accusa dolori addominali? Si sente particolarmente stanca? Accusa uno stato diffuso di malessere?)


Oltre alla sicurezza da un punto di vista biologico, ci sono altri aspetti da tenere in considerazione, quali operare sempre al sicuro da traumi: è una regola generale, direte voi, ma teniamo sempre presente che una lieve caduta da un tapis-roulant non è necessariamente un disastro, ma lo per una donna in gravidanza…

Inoltre ci sono fenomeni tipici dello stato di gravidanza, quali la lassità articolare, da tenere sempre presente nella scelta del protocollo.

Non dimentichiamoci poi che la gravidanza si evolve, e ciò rende necessaria una continua revisione delle prescrizioni: ad esempio la posizione supina è da evitare dopo il primo trimestre di gravidanza.

Quindi, se non ci sono controindicazioni, ben venga l’allenamento in gravidanza, purché sotto una guida esperta e soprattutto sotto un continuo controllo . Se poi medico e allenatore fossero in contatto, ancora meglio…



Bibliografia

[1] B. Schoenfeld, Resistance Training During Pregnancy: Safe and Effective Program Design, Strenght and Conditioning Journal, October 2011, Volume 33 Issue 5

[2] T. J. Piper, E. Jacobs, M. Haiduke, M. Waller, C. McMillan, Selezione di esercizi per il core training durante la gravidanza, Strength & Conditioning, 2013, - N° 4 pp 59-64, Calzetti & Mariucci Editori

[3] Women's Fitness Program Development, A. Cowlin, Human Kinetcs, 2002

[4] NSCA National Strenght e Conditioning Association – Manuale del Personal Trainer, a cura di R.W. Earle, T. R. Baechle, Calzetti & Mariucci Editori, 2010



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